Nel 1958 Alexander Lowen descrive per la prima volta il carattere schizoide ne "Il linguaggio del corpo". Da allora, molti sono stati gli studi in campo bioenergetico e molti autori hanno approfondito le osservazioni sul carattere schizoide. Tra i più autorevoli ricordiamo il caposcuola dell'Orgonomia Elsworth F. Baker ed il prof. Stephen M. Johnson dell'Università dell'Oregon. Lo stesso Lowen tornò, dieci anni dopo, ad occuparsene dedicandovi un intero volume :"Il tradimento del corpo", in cui leggiamo: "Una persona in buona salute ha una chiara rappresentazione del proprio corpo che può descrivere verbalmente e graficamente: espressione del viso, postura e atteggiamenti. Può disegnare una figura ragionevolmente vicina a un corpo umano. Lo schizoide non vi riesce. Le sue figure sono spesso così bizzarre e stilizzate che la carenza della sua rappresentazione del corpo è subito evidente". Johnson, d'altro canto, rivela: "Quando intorno alle tre - cinque settimane di età, il piccolo essere umano emerge dalla condizione di autismo primario, la 'barriera sensoriale' si dissolve lentamente e nel bambino si instaura una sempre maggiore consapevolezza della persona che si prende cura di lui. La persona che egli incontra in questo primo contatto con il mondo può essere benevola, disposta al contatto, pronta a reagire a questo essere totalmente dipendente o può essere fredda, dura, rifiutante, piena di odio, di risentimento per l'esistenza stessa del bambino". Questa è la situazione, secondo Johnson, in cui si trova, al suo primo contatto consapevole con il mondo, il 'bambino non amato', esposto senza difesa ad un ambiente ostile, percepirà ogni sua espressione vitale come potenzialmente pericolosa. Ad ogni suo richiamo, ad ogni suo contatto con l'oggetto primario del suo amore e con la sorgente 'biologicamente designata' di ogni rassicurazione egli percepirà una netta minaccia di distruzione. Poco importa se la madre, mossa da sensi di colpa, cercherà di mediare il proprio sentimento ostile mostrando sentimenti superficiali di premura o di affetto. Il bambino non amato rimarrà consapevole della minaccia latente maldestramente dissimulata da cure eccessive e da un'eccessiva preoccupazione per la sua salute. Ma i suoi meccanismi di difesa sono, a questo punto del suo sviluppo, estremamente primitivi: non potrà che rinunciare alla libera espressione di sé, le cui manifestazioni richiamano l'attenzione ostile del genitore e, per fare ciò, giungerà al punto di rinunciare all'autopercezione. Tale meccanismo si estenderà all'autopercezione corporea le cui esigenze richiederebbero l'attenzione del genitore ed investirà il piano emotivo, perché il bambino non potrebbe letteralmente vivere, sentendosi costantemente esposto ad una terrificante minaccia di annientamento. Per poter sopravvivere, tenendo a bada tanto la minaccia ambientale che la minaccia interna del suo terrore, il bambino dovrà realizzare un difficile compromesso: rinuncerà a vivere sul piano della realtà e si ritirerà in un'area illusoria, talvolta predisposta dal genitore stesso, in cui potrà sentirsi più al sicuro a condizione di sottoscrivere la propria accettazione della pantomima di amore e cura offerta dal genitore in sostituzione del sentimento autentico.
Nei casi più estremi, in cui neppure apparentemente il genitore mostrerà amore ed interessamento per il piccolo, questo dovrà forzare oltre la propria capacità di astrarsi dalla realtà. Giungerà così a credersi un essere speciale, investito da un destino speciale che lo pone in un aldilà, nel quale egli trova finalmente soddisfatto il proprio bisogno di amore incondizionato. Sul piano delle relazioni umane ciò si traduce in una costante sensazione di distacco e di freddezza, mentre i sentimenti e il loro simulacro trovano spazio solo a livello intellettuale. Lo schizoide adulto sarà talvolta in contatto col senso di struggente solitudine della sua condizione, ma se tenterà di infrangerlo incontrerà prima o poi il proprio terrore esistenziale a ogni contatto umano e sarà costretto a ritirarsi nuovamente nel suo universo irreale. Tale universo confina spesso con quello paranoide che l'esperienza clinica consente di differenziare sia dal punto di vista della struttura fisica che dell'atteggiamento psicologico che dei fattori originanti.
A suo tempo, mi innamorai perdutamente di una splendida schizoide molto più giovane di me. Probabilmente, la donna più bella e femminile di tutta la mia vita. Fu la sconfitta morale più dolorosa della mia vita. Un'esperienza tanto insperabilmente istruttiva quanto inconcepibilmente umiliante. Malgrado un corteggiamento molto delicato che, in altre occasioni, mi avrebbe condotto, con alta probabilità, ad instaurare una buona amicizia, ho ottenuto uno pseudo rifiuto (in realtà, un'elusione molto maldestra) per il quale ho pianto violentemente per più di un'ora e come mai mi era capitato in tutta la mia vita. Agghiacciante.
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