"...Si tratta di sinfonie musicali ottenute ricopiando le sequenze delle quattro unità chimiche che formano la molecola del DNA", spiega David Deamer, biofisico dell'Università di Davis, il primo a tradurre i geni in musica.
"Ogni unità di Dna rappresenta un'aria musicale autonoma", aggiunge Susan Alexander, compositrice e docente di musica alla California State University, "proprio come nelle Quattro Stagioni o nella Nona sinfonia di Beethoven". La molecola che determina le caratteristiche genetiche di ciascun individuo varia da persona a persona e le sinfonie sono perciò infinite, dato che la configurazione delle quattro componenti chimiche è sempre diversa. "Alcuni individui hanno un Dna musicale noioso, lento e ripetitivo", continua Deamer, "altri invece possono suggerire musiche simili al jazz, altri al blues, le possibilità sono davvero infinite".
In America è già iniziata la corsa alla scoperta dei propri geni in musica, basta andare in un laboratorio medico, farsi determinare la struttura del proprio Dna e affidare i risultati a un compositore. Deamer dice che gli americani vanno pazzi per questa nuova esperienza di poter finalmente dire: "Questa è proprio la mia musica!".
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