giovedì 30 agosto 2012

Diciassette secondi. Tanto dura il racconto di un paziente seduto davanti a un medico per una prima visita

Una manciata di istanti per raccontare al dottore quello che non va nel proprio corpo, ma anche l’ansia e le paure che la malattia provoca nella psichedi una persona. Passato questo tempo, scatterà inevitabile la prima interruzione: ma insomma, dirà il professionista in camice bianco, in breve quali sono i sintomi? E’ questa carenza di ascolto, la mancanza di tempo e di empatia, l’incapacità di interpretare la narrazione della malattia, ciò che i pazienti lamentano di più nell’indagine condotta da Gfk Eurisko, commissionata da Pfizer Italia e presentata oggi nell’ambito della campagna "Viverla tutta", il nuovo portale dedicato proprio allamedicina narrativa

Un luogo online, nato da una costola dello spazio dedicato negli scorsi mesi dal quotidiano repubblica.it, dove i pazienti e i caregiver, cioè coloro che si prendono cura della malattia di un congiunto e ne portano il peso, possano trovare spazio e tempo per raccontare la loro esperienza.

A scegliere di raccontare in prima persona la propria storia sono stati in tanti: dall’inizio della campagna Viverla tutta (nel settembre 2011) sino ad oggi, lo spazio aperto sul quotidiano online in collaborazione con il Centro Nazionale Malattie Rare (Cnmr) dell’Istituto Superiore di Sanità, l’Azienda Sanitaria di Firenze e la European Society for Health and Medical Sociology ha raccolto migliaia di storie e confessioni. 

"Le persone hanno rotto il tabu della privacy e hanno inviato la loro testimonianza sia sotto forma di storia/diario sia rispondendo a domande di un’intervista più strutturata", racconta Stefania Polvani, direttore Educazione alla salute della Asl 10 di Firenze. A raccontare l’esperienza della malattia sono soprattutto i pazienti con malattie croniche (cardiovascolari o oncologiche), e i caregiver con familiari anziani colpiti da demenze. A raccogliere e interpretare le loro parole sono gli esperti del Cnmr e della Asl fiorentina, che cercheranno di "decifrare" e sistematizzare l’enorme mole di materiale, per poi riportare ai medici le richieste e le raccomandazioni emerse dalla voce dei pazienti.

Legge 40

La legge 40 è un tema è caldo e la decisione di ieri ha fatto riesplodere il dibattito. Questa volta a finire sotto i riflettori è la questione della diagnosi preimpianto. Per i giudici di Strasburgo la nostra normativa è incoerente: "La Corte sottolinea l'incongruenza della legge italiana, che nega alla coppia (fertile ma portatrice sana di fibrosi cistica, nda.) l'accesso alla diagnosi preimpianto, autorizzando poi l'aborto terapeutico (legge 194, nda) nel caso in cui il feto sia affetto da quella stessa malattia", si legge nel comunicato . E, soprattutto, viola gli articoli 8 e 14 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, quelli che sanciscono il diritto al rispetto della vita privata e familiare e il divieto di fare discriminazioni (tra coppie infertili e fertili). 

Per fare un po' di chiarezza, ecco un vademecum su ciò che è oggi concesso e ciò che è ancora vietato dalla legge 40. 

Chi può eseguire la Pma? 
La legge 40 stabilisce che soltanto le coppie eterosessuali parzialmente infertili, sposate o conviventi, possono avere accesso a queste cure e, di conseguenza, alle tecnologie che ne sono proprie. 

Chi può eseguire la diagnosi preimpianto? 
Questo trattamento non è vietato dalla Legge 40 (lo è stato, per un breve periodo, dalle linee guida) ma, rientrando nelle tecniche della Pma, è strettamente riservato alle coppie infertili. Le coppie fertili, anche se portatrici di malattie genetiche, sono dunque escluse. L'unica eccezione è rappresentata dai casi in cui l'uomo sia affetto da una malattia sessualmente trasmissibile; per le altre, sono consentite solo le indagini prenatali (prelievo dei villi coriali, ecografia, amniocentesi). 

È possibile eseguire la fecondazione eterologa? 
No, è uno dei pochi divieti della Legge 40 ancora in piedi. Ovuli e spermatozoi devono provenire dalla coppia. 

È possibile crioconservare gli embrioni prodotti e non impiantati? 
Sì, anzi si deve. Si tratta di una deroga alla Legge 40 introdotta dalla sentenza 151/2009 della Corte Costituzionale. 

Quanti ovociti si possono fecondare per ogni trattamento? Quanti il medico ritenga necessario, in base alle linee guida delle società scientifiche italiane e alle condizioni di salute della donna. Dal 2009 non esiste più il limite dei tre embrioni, come non esiste l'obbligo di trasferire tutti quelli prodotti. 

È possibile donare alla ricerca scientifica egli embrioni non idonei per una gravidanza? 
No.

Elettroshock, psicochirurgia e sterilizzazione per i bambini “malati di mente”.


La direttrice scolastica Alison Tarrant (Perth) il 29 febbraio 2012 ha reso pubblica con una lettera la sua preoccupazione riguardo ad un progetto di riforma psichiatrica “che riguarda i nostri preziosi figli ed i nostri diritti come genitori”.
Tarrant aveva ricevuto delle notizie riguardo a tale legge ma non credeva che rispondessero al vero, e di conseguenza rimase meravigliata quando scoprì (attraverso la consultazione del sito istituzionale della Commissione per la Salute Mentale, http://www.mentalhealth.wa.gov.au) che quel progetto di legge esisteva davvero e conteneva proposte a dir poco incredibili.
Abbiamo già segnalato tutte le manovre che stanno cercando di togliere ai genitori la possibilità di tutelare i propri figli contro vaccinazioni che non ritengono opportune. Similmente, soprattutto in Gran Bretagna, Canada, Stati Uniti ed Australia (ovvero nei paesi del mondo anglosassone una volta appartenenti all’impero britannico) va avanti l’approvazione (o la proposta) di leggi che permettono ai minori considerati “maturi” dagli operatori della sanità pubblica di prendere decisioni sulla propria salute senza che sia necessario il consenso dei propri genitori.
Ciò potrebbe portare in molti casi ad un lavaggio del cervello su un povero ragazzo indifeso (senza genitori accanto) che alla fine firma il consenso a pratiche ben poco sicure.
Alcune delle più incredibili ed orribili novità contenute in questa proposta di legge (link alla proposta sul sito governativo):
  • STERILIZZAZIONE: se uno psichiatra decide che un minore è abbastanza maturo può acconsentire alla propria sterilizzazione senza che ci sia necessità di un consenso da parte dei genitori.
    [Pagine: 135 & 136 of the Draft Mental Health Bill 2011]
Requisiti per la procedura di sterilizzazione:
Una persona non deve eseguire una procedura di sterilizzazione su una persona che ha una malattia mentale a meno che -
(b) la persona in questione è un bambino con sufficiente maturità e capacità di comprensione per prendere decisioni ragionevoli sulle questioni relative a se stesso.
  • A 12 ANNI SARA’ GIA’ POSSIBILE ACCONSENTIRE ALLA PSICOCHIRURGIA: Bandita in alcuni territori australiani,  la psicochirurgia danneggia irreversibilmente il cervello tramite rimozione chirurgica (la famigerata lobotomia i cui effeti vengono mostrati alla fine del film “Qualcuno volò sul nido del cuculo”), bruciatura o inserzione di elettrodi in alcune aree del cervello. Se il minore viene giudicato “abbastanza maturo” da poter decidere da solo, può acconsentire a tale pratica brutale, non prima però che ci sia l’approvazione da parte di uno specifico “Tribunale per la Salute Mentale (MHT). Nemmeno in sede di giudizio di tale tribunale è necessario il consenso dei genitori.
    [Pagine: 108, 109, 110, 197,198, 199, 213]
Psicochirurgia: il significato di
La psicochirurgia è -
(a) l’uso di una tecnica chirurgica o di una procedura o l’uso di elettrodi intracerebrali per creare delle lesioni intenzionali, singole o multiple create simultaneamente o in tempi diversi,  nel cervello di una persona al fine di alterarlo permanentemente .
 Psicochirurgia vietata: bambini sotto i 12 anni
(1) Una persona non deve eseguire la psicochirurgia su un bambino di età inferiore a 12 anni.
  • A 12 ANNI SARA’ POSSIBILE ACCONSENTIRE ALLA SOMMINISTRAZIONE DELL’ELETTROSCHOCK, secondo la stessa prassi prevista per la psicochirurgia (vedi sopra). L’elettroshock, correnti di centinaia di volt attraverso il cervello, è specialmente distruttivo sui più piccoli.
    [Pagine: 100, 101, 103, 104, 194, 105]
Elettroshock vietato: bambini sotto i 12 anni
Una persona non deve eseguire l’elettroshock su un bambino di età inferiore ai 12 anni.
Requisiti per l’ECT(elettroschock): paziente volontario: bambini tra i 12 ei 18 anni di età con capacità di dare consenso
(2) Una persona non deve eseguire la terapia elettroconvulsivante sul bambino a meno che -
     (b) il bambino abbia dato il suo consenso informato alla psicochirurgia in corso di esecuzione; 
  • RECLUSIONE E CONTENZIONE: i minori possono essere reclusi e legati; la proposta di legge non specifica niente riguardo alle cure farmacologiche e si suppone che i minori possano essere costretti a subire cure con vere e proprie droghe legalizzate.
    [Pagine: 122, 121, 113, 246]
  • RECLUSIONE DI MINORI: uno psichiatra può forzare un minore ad essere ricoverato per 2 settimane se sospetta che soffra di malattia mentale. In tale periodo i genitori non potranno riprenderselo per portarlo a casa. Lo psochiatra può emettere a suo giudizio un ordine per continuare il ricovero forzato per uno o più periodi di tre mesi. Durante questo ricovero il minore potrebbe essere subire di tutto (costretto ad assumere farmaci, sottoposto ad elettroshock se ha più di 12 anni, sottoposto a misure di contenzione, costretto a prendere farmaci una volta tornato a casa. Tutto ciò senza che ci sia bisogno del consenso dei genitori. Da notare che con la presente legge nel 2010/2011, il tribunale della salute mentale ha accolto solo 58 richieste su 1.248 di persone che volevano far cessare il ricovero forzato.
    [Pagine: 21, 22, 35, 19, 107, 36, 53, 54, 183 -185, 190, 191, 213, 214,18, 46, 47, 48, 65, 66, 70, 73, 75-77]

martedì 28 agosto 2012

Discariche abusive in Campania: invecchiamento precoce per le donne


"Essenzialmente i risultati portano a ipotizzare che queste donne stiano invecchiando prematuramente: le donne sono in salute, ma la ridotta lunghezza dei telomeri significa che la loro età cellulare è maggiore di quella biologica”.



Analizzati campioni di sangue prelevati da gestanti residenti in prossimità di discariche abusive di rifiuti pericolosi in Campania che si sono rivolte alle unità di ginecologia per un aborto terapeutico. Dai dati raccolti è emerso un notevole accorciamento dei telomeri, il terminale di DNA dei cromosomi delle pazienti, rispetto a donne vissute in aree senza discariche. Questo accorciamento è indice di un forte stress ossidativo delle cellule che potrebbe causare un invecchiamento precoce

L’area della campagna tra Acerra, Nola e Marigliano è stata soprannominata triangolo della morte per l’alto numero di casi di tumore e di decessi. Questi sono probabilmente legati all’inquinamento di circa 1230 fusti di rifiuti pericolosi stoccati in modo illegale nel sottosuolo.



I ricercatori hanno concentrato la loro attenzione sui telomeri, le sequenze di DNA che si trovano al termine dei cromosomi. I telomeri subiscono un accorciamento con il progredire dell’età dell’individuo ma anche in seguito all’esposizione a molecole chimicamente reattive contenenti ossigeno. 
“Il risultato porta a concludere che queste cellule abbiano subito un importante stress ossidativo”, ha spiegato Nappi. 

l'amore etero o omosessuale è uguale in termini di attività cerebrale



"L'amore romantico appassionato è comunemente innescato da un input visivo e costituisce uno stato di disorientamento pervasivo. Studi precedenti hanno mostrato che a dispetto della complessità di questa emozione, gli schemi cerebrali attivati quando si osserva il viso di qualcuno che si ama sono limitatati a poche regioni cerebrali, sia pure estremamente connesse".

Che si tratti di uomini o donne, di un rapporto eterosessuale od omosessuale, l'amore romantico è sempre lo stesso, indistinguibile in termini di attività cerebrale: lo stabilisce uno studio, pubblicato sulla rivista on line ad accesso pubblico PLoS One condotto da Semir Zeki e John Romaya, del Wellcome Laboratory of Neurobiology presso l'University College di Londra. 

In questa ricerca, che completa un loro precedente lavoro dedicato alla descrizione dell'attività cerebrale connessa all'amore romantico e all'amore materno, a 24 soggetti sono state mostrate le immagini dei rispettivi partner e di amici dello stesso sesso del partner rispetto ai quali non nutrivano sentimenti affettuosi mentre la loro attività cerebrale; contemporaneamente veniva monitorata con risonanza magnetica funzionale la loro attività cerebrale. 

L'analisi dei dati ottenuti ha mostrato uno schema di attività cerebrale del tutto simile in tutti e quattro i gruppi, con il coinvolgimento di aree corticali e sottocorticali, soprattutto in aree in cui è particolarmente attivo il sistema dopaminergico, a sua volta legato all'attività di altri neuromediatori come l'ossitocina e la serotonina. 

Lo studio ha anche mostrato che quando i soggetti - eterosessuali o omosessuali, maschi o femmine che fossero - vedevano l'immagine del loro partner si verificava una forte sotto-attivazione di una estesa partedella corteccia cerebrale, ivi comprese le aree che sovrintendono al giudizio critico. 

I pazienti che soffrono di disturbi di panico sono carenti di un recettore coinvolto nella regolazione delle emozioni

I disturbi di panico patologici sono ereditari e i ricercatori sospettano da tempo che presentino una componente genetica.

Gli scan cerebrali rivelano che, in alcune strutture al centro del cervello, un tipo di recettore della serotonina è ridotto di circa un terzo. La scoperta è la prima a mostrare in questi pazienti un'anormalità di questo recettore fondamentale per l'azione di molti farmaci contro l'ansia, e potrebbe spiegare come i geni possono influenzare la vulnerabilità. Ogni anno, milioni di persone soffrono di attacchi di panico e provano sensazioni di paura intensa e sintomi fisici a volte confusi con un attacco cardiaco. Se non curato, il disturbo può mettere in modo una serie di sindromi psicologicamente debilitanti come l'agorafobia, il terrore dei luoghi pubblici. 

Nei pazienti con disturbi di panico tre aree cerebrali risultano carenti di un componente fondamentale di un sistema chimico di segnalazione che regola le emozioni. Lo hanno scoperto alcuni ricercatori del National Institute of Mental Health (NIMH) degli Stati Uniti


giovedì 23 agosto 2012

per non avere il "malocchio" lavate bene i piatti


Il Malocchio è una delle tradizioni popolari che affonda le sue radici nel passato più remoto e, come lascia intendere la parola, tratta la superstizione del potere dello sguardo di produrre effetti sulla persona osservata. Nella maggior parte delle lingue il nome si traduce letteralmente dall'inglese (evil eye) come "occhio cattivo", "malocchio", "guarda male" o solamente "l'occhio". La modalità di trasmissione passa, quindi, dallo sguardo: infatti si dice che gli occhi abbiano la capacità di trasmettere all'esterno le forze nascoste nel corpo. L'effetto può essere negativo, come portare malasorte su persone invidiate o detestate, o più raramente positivo, ad esempio la protezione della persona amata.

 Nelle zone in cui tale credenza è ancora diffusa, esistono persone (perlopiù donne anziane) che sostengono di poter diagnosticare l'eventuale presenza del malocchio, in un individuo, attraverso un curioso procedimento che presenta un certo interesse dal punto di vista fisico. Vediamo, in sintesi, di che si tratta: per il rito ci si avvale di acqua, olio e una candela benedetta: si mette l'acqua in un piatto, si accende la candela e si compiono alcuni gesti sulla persona che abbia il sospetto di essere stata colpita dal malocchio. A questo punto l'operatore fa cadere una goccia di olio nell'acqua. Se la goccia d'olio non resta compatta a galla sull'acqua, ma scompare mescolandosi con l'acqua stessa è già segno che la persona è colpita da malocchio (sull'interpretazione del risultato non c'è tuttavia unanimità). Si lasciano, quindi, cadere altre due gocce d'olio: nel caso confermassero il risultato di prima, ossia le gocce sembrano sparire nell'acqua, il malocchio è confermato. 


Come si può spiegare questo fenomeno? Facciamo un piccolo esperimento: prendiamo due piatti fondi uguali, laviamoli accuratamente con detersivo e risciacquiamoli con acqua calda. Su uno dei due piatti passiamo un batuffolo di cotone leggermente imbevuto di olio. Riempiamo i due piatti con una uguale quantità di acqua, poi lasciamo cadere una goccia di olio da uguale altezza nell'acqua dei due piatti. In quello che è stato preventivamente unto con il batuffolo di cotone, la goccia d'olio rimarrà localizzata in una zona molto ristretta. Viceversa in quello accuratamente sgrassato la goccia sembrerà sparire. In realtà la goccia d'olio non sparisce, ma si spande sulla superficie dell'acqua in un sottilissimo strato (guardando contro luce la superficie è possibile vedere la chiazza d'olio). La differenza di comportamento nei due piatti è interpretabile in termini di tensione superficiale, modificata dalla presenza di tracce d'olio nel piatto trattato con il batuffolo di cotone. Coloro che basano la "diagnosi" del malocchio sulla caduta di una goccia d'olio in un piatto pieno d'acqua si affidano quindi, se in buona fede, al caso. L'esito, infatti, dipende dal modo più o meno accurato con cui il piatto è stato lavato.


il modo più simpatico per utilizzare l'olio è condire una salutare insalata!

la chimica dell'AMORE

Scrivere di sentimenti in termini biochimici può apparire cinico e meccanicistico, come a voler presuntuosamente ridurre l’espressione affettiva a interazioni tra biomolecole e recettori cellulari specifici.

Gli stati affettivi - cioè, le emozioni, i sentimenti e gli stati d’animo (cioè, l’umore): alla base di ognuno di essi si ritrovano biomolecole dedicate che consentono di assumere atteggiamenti e comportamenti peculiari. Tutto ciò permette l’espressione, l’espansione e la perpetuazione dell’esistenza. La scienza corrente ritiene che i sentimenti siano un prodotto elaborato dalla razionalità sullo stato emozionale, ovvero i sentimenti sono il risultato del giudizio sulle emozioni


Un’emozione suscita sempre una manifestazione somatica: si tratta, infatti, della reazione neurochimica, sostenuta da specifiche proteine - i neuropeptidi oppiodi (beta-endorfinaencefaline e altri) - che connette la mente con il corpo e che consegna alla mente razionale il compito di assumere una decisione congruente con quanto stabilito dalla risposta emozionale allo stimolo ricevuto



Il ricorso alla biochimica ci permette, innanzitutto, di distinguere nettamente l’innamoramento dall’amore. L’innamoramento è uno stato circoscritto nel tempo che comporta modificazioni dello status biochimico di varie classi di biomolecole (in parte sovrapponibili a quelle tipiche delle condizioni di stress), funzionale alla riproduzione. L’innamoramento è uno stato caratterizzato da un aumento delle prestazioni psicofisiche e da un senso di esaltazione tempestosa ed euforica al tempo stesso logorante e gratificante. 

Le dimensioni della seduzione e dell’erotismo caratterizzano imprescindibilmente e strenuamente l’innamoramento. Sia il quadro delle catecolammine (adrenalinadopamina, ecc.) che quello degli steroidi (estrogeniandrogeni, ecc.) è funzionalmente alterato per predisporre l’attrazione, l’interesse erotico, l’interazione e, quindi, la riproduzione. Il senso di piacere euforico assicurato dalla dopamina porta a cercare ossessivamente la persona di cui si è innamorati per ripetere l’esperienza e assicurarsi il rinnovo delle sensazioni gratificanti. 


Quella dell’amore è una dimensione nettamente più vasta, multiforme e multifunzionale rispetto a quella dell’innamoramento. Dal punto di vista biochimico, le molecole fondamentali che distinguono la tempesta temporanea dell’innamoramento dalla stabilità potenzialmente duratura dell’amore sono polipeptidi ormonali(ancora neuropeptidi) prodotti dall'ipotalamo e secreti dall'ipofisi posteriore, l’ossitocina e la vasopressina. Vari studi attribuiscono a queste biomolecole dei ruoli importanti nella determinazione del legame di coppia e della fedeltà. Entrambe le biomolecole assumono svariati ruoli metabolici scientificamente documentati e funzionali all’adattamento del corpo a importanti esigenze psicosociali. 

L'ossitocina è l'ormone che regola le modificazioni fisiologiche che risultano funzionali al parto e all'allattamento. Aumenta la sensibilità alle carezze - è anche noto come ormone delle coccole, che ne indica il ruolo essenziale a fine attività sessuale - e spinge all'abbraccio e al contatto cutaneo favorendo l'attaccamento madre-figlio nonché la formazione di coppie stabili. Tende a ridurre il consolidamento dei ricordi e a limitare la rievocazione delle tracce mnestiche, quindi depotenzia la memoria. L'ossitocina ha un ruolo fondamentale nelle situazioni dell'attaccamento e della perdita: infatti, viene rilasciata a seguito di stimoli di tipo sociale. È accertato che essa attenua la reazione alla separazione in ambito sociale. In alcuni studi sono state riscontrate delle correlazioni tra l’ossitocina e i comportamenti patologicamente ripetitivi e si è registrata una significativa riduzione di tali eventi in soggetti a cui era stata infusa ossitocina. 

La vasopressina è l’ormone antidiuretico: si tratta, cioè, di una sostanza che induce il trattenimento dei liquidi all’interno del corpo. Interviene, infatti, sull’omeostasi regolando i livelli dei liquidi nel corpo e, di conseguenza, la pressione arteriosa. Rispetto alla finalità biologica del successo riproduttivo la vasopressina contribuisce a mantenere il legame del maschio con la femmina, stimola l’aggressività maschio-maschio verso i potenziali rivali e l’istinto paterno. Si ipotizza che contribuisca a mantenere il legame maschio-femmina all’inizio dell’attività sessuale (che è una fase a forte contenuto erotico). Nella femmina la vasopressina contribuisce all’appagamento della neomamma mentre ne accentua il carattere protettivo, ciò che fa sempre riferimento a forme di aggressività verso eventuali malintenzionati verso la prole. La vasopressina, quindi, connota la biochimica verso il comportamento di possesso permettendo la protezione e inducendo aggressività verso l’estraneo intenzionato a disturbare i delicati equilibri del successo riproduttivo dal concepimento alla difesa della prole fragile. Un aumento della sua concentrazione ematica è stato correlato con un comportamento aggressivo, tipico della gelosia: ciò non stupisce se si pensa che la riduzione della diuresi comporta un aumento della pressione sanguigna e, quindi, uno stato di allerta che predispone a forme di aggressività. Al contrario dell’ossitocina, potenzia la memoria. 

L'ossitocina e la vasopressina facilitano l'attaccamento sessuale, nel senso che l'acquisizione e l’accettazione dell'ordine proprio di relazioni monogame stabili e durature sono mediazioni biochimiche importanti operate da questi ormoni peptidici. Livelli alterati di queste sostanze sembrano causare fenomeni diversi che possono determinare stati psichici alterati e comportamenti patologici anche gravi: 

i) carenza di ossitocina: disaffettività e angoscia,
ii) carenza di vasopressina: tendenza all’infedeltà,
iii) eccesso di vasopressina: gelosia e possessività. 

L’eccesso di ossitocina è una condizione prettamente legata a eventi episodici quali il parto, l’allattamento e l’orgasmo sessuale. In piena coerenza con gli assunti delle neuroscienze, Gabriel Josè Garcia Marquez scrive «Il fatto che una persona non ti ami come tu vorresti non significa che non ti ami con tutta se stess, riconducendo correttamente il fraintendimento o l’attrito amoroso al conflitto tra credenze individuali sull’amore costruite da ognuno nel tempo. L’amore, del resto, è anche codificato come uno dei bisogni umani ed è, pertanto, intriso e, talora, contaminato, da interessi e dipendenze (spesso inconsci) che ne sviliscono l’autentica natura luminosa e disinteressata. 

Si comprende facilmente come ogni componente dello stato affettivo possa influenzare la salute: le biomolecole che abilitano le emozioni e i sentimenti sono neuromodulatori e neurormoni capaci di influenzare la risposta immunitaria (grazie a recettori dei linfociti per i neuropeptidi) e neurotrasmettitoriale e, di conseguenza, l’umore nonché la risposta agli stressor e agli agenti patogeni. 

Raggiungere un soddisfacente stato di benessere psicofisico implica necessariamente armonizzare il proprio corredo molecolare neurormonale indirizzandolo verso cocktail produttivi (cioè, orientati verso la gioia e il piacere) e disinteressati di affettività verso se stessi e verso il resto del mondo.





martedì 21 agosto 2012

consigli per sedurre-in modo scientifico


Non ritengo che "la scienza sia perfetta" però sono
fermamente convinto che, sino ad oggi non esista un
metodo migliore di quello proposto dalla "scienza".

1) Il batti cuore: al primo appuntamento porta il tuo
partner in un luogo emozionante. Alcuni studi hanno
dimostrato inequivocabilmente che se ad una persona
sta battendo il cuore, per cause esteriori...come un
giro sulle montagne russe o una passeggiata su di un
ponte pericolante...tendono ad attribuire quel "batti
cuore" alle persone che le circondano. Per cui,
invece di fare una cenetta romantica sarebbe meglio
invitarla a fare un salto con il banji jumping.


2) Comunicazione intimaArthur Aron e colleghi
si sono chiesti quali fossero i migliori argomenti di
conversazione. Scoprendo che quando si condividono
informazioni personali...ma con cautela...le persone
sentono avere un legame maggiore.


3) Fai ridere: mostrati divertente,alcune ricerche
(Jones B.C e collaboratori) provano che se una donna ti
osserva mentre ne fai ridere un'altra inizierà a
percepirti come una persona interessante. Per cui,
se vuoi conquistare una ragazza, fai sghignazzare
le sue amiche.


4) Pancia: (consiglio per le donne)... uno studio ha
dimostrato che gli uomini tendono a preferire una donna
in carne quando sono affamati... mentre le preferiscono
più longilinee quando hanno appena terminato un pasto.
Per cui, in base alla tua corporatura, puoi scegliere il
momento più opportuno per chiedere un appuntamento
ad un uomo. 


5) Sorriso lento: sorridi anche per finta.un sorriso lento
accompagnato da una lieve inclinazione della testa verso
l'eventuale partner, possono renderti molto più
attraente. Questo dovrà essere un sorriso finto perché
il vero sorriso appare e scompare molto rapidamente,
mentre le ricerche dimostrano che "il sorriso
seduttivo" supera il secondo di permanenza.


6) Equilibrio: alcune ricerche dimostrano che al primo
appuntamento bisognerebbe evitare di dimostrarsi
esageratamente gentili e accodiscendenti da subito. Per cui
evita di sorridere ampiamente durante le sue prime battute
e tieniti i tuoi complimenti per lei per i prossimi incontri.
In questi esperimenti è emerso anche che è più prolifico
parlare di cose che "odiate entrambi" piuttosto di cose
"piacevoli" che avete in comune. 


7) Toccami: in un precedente post ti ho parlato della
suoi collaboratori si sono occupati anche di osservare
se un leggero tocco sul braccio, seguito da un piccolo
commento ed un sorriso potesse aumentare la
percentuale di "numeri di telefono" strappati a delle
dolci fanciulle fermate per la strada. La risposta è
stata assolutamente positiva, esattamente come
per i camerieri dell'esperimento linkato ;)



Sonno e sistema immunitario

dormire poco e male è fonte di una serie di inconvenienti e favorisce malattie infettive in quanto il sistema immunitario viene bombardato da citochine e neurotrasmettitori  che riducono le capacità di reazione del sistema immuntario.  Dormire poco inoltre favorisce l’obesità per un meccanismo di stimolo che nasce dal tessuto adiposo. Gli adipociti infatti riducono la liberazione di leptina e questo porta come conseguenza ad una aumentata liberazione di grelina e questo meccanismo stimola l’appetito… Dormire poco inoltre favorisce rischi cardiovascolari ed ipertensione arteriosa. Anche le malattie infettive inoltre inducono un cattivo sonno e la febbre invece andrebbe interpretata come un meccanismo adattativo favorevole  e non dovrebbe essere controllata da farmaci antipiretici. Se poi consideriamo che, durante la febbre, nelle infezioni virali, i linfociti oltre a produrre anticorpi liberano ormoni ipofisari fra cui il GH o ormone della crescita, l ‘ invito ai genitori è quello  di lasciare dormire in pace i bambini  con la febbre durante una influenza, in quanto la natura ha già provveduto al meglio nel nostro interesse con perfetti meccanismi adattativi.

giovedì 16 agosto 2012

Origine dell'esperienza schizoide: bambini non nutriti dall'amore possono diventare personalità schizoidi


Nel 1958 Alexander Lowen descrive per la prima volta il carattere schizoide ne "Il linguaggio del corpo". Da allora, molti sono stati gli studi in campo bioenergetico e molti autori hanno approfondito le osservazioni sul carattere schizoide. Tra i più autorevoli ricordiamo il caposcuola dell'Orgonomia Elsworth F. Baker ed il prof. Stephen M. Johnson dell'Università dell'Oregon. Lo stesso Lowen tornò, dieci anni dopo, ad occuparsene dedicandovi un intero volume :"Il tradimento del corpo", in cui leggiamo: "Una persona in buona salute ha una chiara rappresentazione del proprio corpo che può descrivere verbalmente e graficamente: espressione del viso, postura e atteggiamenti. Può disegnare una figura ragionevolmente vicina a un corpo umano. Lo schizoide non vi riesce. Le sue figure sono spesso così bizzarre e stilizzate che la carenza della sua rappresentazione del corpo è subito evidente". Johnson, d'altro canto, rivela: "Quando intorno alle tre - cinque settimane di età, il piccolo essere umano emerge dalla condizione di autismo primario, la 'barriera sensoriale' si dissolve lentamente e nel bambino si instaura una sempre maggiore consapevolezza della persona che si prende cura di lui. La persona che egli incontra in questo primo contatto con il mondo può essere benevola, disposta al contatto, pronta a reagire a questo essere totalmente dipendente o può essere fredda, dura, rifiutante, piena di odio, di risentimento per l'esistenza stessa del bambino". Questa è la situazione, secondo Johnson, in cui si trova, al suo primo contatto consapevole con il mondo, il 'bambino non amato', esposto senza difesa ad un ambiente ostile, percepirà ogni sua espressione vitale come potenzialmente pericolosa. Ad ogni suo richiamo, ad ogni suo contatto con l'oggetto primario del suo amore e con la sorgente 'biologicamente designata' di ogni rassicurazione egli percepirà una netta minaccia di distruzione. Poco importa se la madre, mossa da sensi di colpa, cercherà di mediare il proprio sentimento ostile mostrando sentimenti superficiali di premura o di affetto. Il bambino non amato rimarrà consapevole della minaccia latente maldestramente dissimulata da cure eccessive e da un'eccessiva preoccupazione per la sua salute. Ma i suoi meccanismi di difesa sono, a questo punto del suo sviluppo, estremamente primitivi: non potrà che rinunciare alla libera espressione di sé, le cui manifestazioni richiamano l'attenzione ostile del genitore e, per fare ciò, giungerà al punto di rinunciare all'autopercezione. Tale meccanismo si estenderà all'autopercezione corporea le cui esigenze richiederebbero l'attenzione del genitore ed investirà il piano emotivo, perché il bambino non potrebbe letteralmente vivere, sentendosi costantemente esposto ad una terrificante minaccia di annientamento. Per poter sopravvivere, tenendo a bada tanto la minaccia ambientale che la minaccia interna del suo terrore, il bambino dovrà realizzare un difficile compromesso: rinuncerà a vivere sul piano della realtà e si ritirerà in un'area illusoria, talvolta predisposta dal genitore stesso, in cui potrà sentirsi più al sicuro a condizione di sottoscrivere la propria accettazione della pantomima di amore e cura offerta dal genitore in sostituzione del sentimento autentico.
Nei casi più estremi, in cui neppure apparentemente il genitore mostrerà amore ed interessamento per il piccolo, questo dovrà forzare oltre la propria capacità di astrarsi dalla realtà. Giungerà così a credersi un essere speciale, investito da un destino speciale che lo pone in un aldilà, nel quale egli trova finalmente soddisfatto il proprio bisogno di amore incondizionato. Sul piano delle relazioni umane ciò si traduce in una costante sensazione di distacco e di freddezza, mentre i sentimenti e il loro simulacro trovano spazio solo a livello intellettuale. Lo schizoide adulto sarà talvolta in contatto col senso di struggente solitudine della sua condizione, ma se tenterà di infrangerlo incontrerà prima o poi il proprio terrore esistenziale a ogni contatto umano e sarà costretto a ritirarsi nuovamente nel suo universo irreale. Tale universo confina spesso con quello paranoide che l'esperienza clinica consente di differenziare sia dal punto di vista della struttura fisica che dell'atteggiamento psicologico che dei fattori originanti.

il tuo DNA è musica


"...Si tratta di sinfonie musicali ottenute ricopiando le sequenze delle quattro unità chimiche che formano la molecola del DNA", spiega David Deamer, biofisico dell'Università di Davis, il primo a tradurre i geni in musica.
"Ogni unità di Dna rappresenta un'aria musicale autonoma", aggiunge Susan Alexander, compositrice e docente di musica alla California State University, "proprio come nelle Quattro Stagioni o nella Nona sinfonia di Beethoven". La molecola che determina le caratteristiche genetiche di ciascun individuo varia da persona a persona e le sinfonie sono perciò infinite, dato che la configurazione delle quattro componenti chimiche è sempre diversa. "Alcuni individui hanno un Dna musicale noioso, lento e ripetitivo", continua Deamer, "altri invece possono suggerire musiche simili al jazz, altri al blues, le possibilità sono davvero infinite".
In America è già iniziata la corsa alla scoperta dei propri geni in musica, basta andare in un laboratorio medico, farsi determinare la struttura del proprio Dna e affidare i risultati a un compositore. Deamer dice che gli americani vanno pazzi per questa nuova esperienza di poter finalmente dire: "Questa è proprio la mia musica!".